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La rottura fragile causata da Ustulina deusta

11lug2014

Rottura dovuta ad Ustulina deusta: cause e conseguenze per la sicurezza stradale dal punto di vista della micologia e biomeccanica applicate.
F.W.M.R. Schwarze, C. Mattheck e H. Breloer

1. Introduzione

ustulina_deusta_3 I parassiti fungini sono di grande importanza ecologica in quanto sono gli unici microrganismi in grado di decomporre la complessa struttura del legno in tutti i suoi componenti. Per questo i parassiti fungini svolgono un ruolo importante nel ciclo carbonio-minerale come consumatori di sostanze organiche complesse.
Tuttavia, in tema di sicurezza stradale, i parassiti fungini su alberi esposti al traffico possono rappresentare un pericolo in quanto riducono la resistenza alla rottura del legno e causano danni strutturali che possono provocare la rottura dell’albero (Butin, 1989; Rayner & Boddy, 1988; Mattheck & Breloer, 1993). Attualmente è possibile identificare i parassiti fungini con l’aiuto di diversi metodi quali la morfologia del corpo fruttifero del fungo, le spore o lo studio dettagliato in coltura pura. Nella maggior parte dei casi, ad eccezione di gravi infezioni radicali da parte di parassiti fungini molto aggressivi quali Meripilus giganteus (Pers.: Fr.) Karst., non esiste un fondamento scientifico per predire una possibile diminuzione della resistenza alla rottura del legno o l’evoluzione futura della degenerazione lignea.
Nella micologia applicata si è tentato di arrivare a poter prevedere il tempo residuo di stabilità degli alberi colpiti mediante ricerche condotte su precise specie arboree della velocità di demolizione del legno (misurazione della perdita di peso di ceppi innestati o, molto raramente, innesto di alberi vivi).
Tali ricerche sono di difficile interpretazione per le molte interazioni a livello di substrato ligneo negli effetti sulla crescita del micelio fungino negli alberi vivi. Generalmente in tali ricerche si usa come parametro la riduzione della densità grezza determinata dalla perdita di peso del legno rispetto al peso a secco originale. Tuttavia se si considera che la densità grezza del legno è l’ultima grandezza biomeccanica che diminuisce durante una degenerazione lignea e che già con una perdita di peso del 6% rispetto al peso a secco originale può esserci una riduzione dell’80% della resistenza alla flessione per urto (resistenza alla flessione dinamica) del legno (Wilcox, 1978), è evidente che questo tipo di ricerche vanno considerate con beneficio di inventario se si tratta di formulare una dichiarazione fondata rispetto alla sicurezza di un albero colpito da parassiti fungini. Secondo il parere degli autori si può meglio effettuare la valutazione di pericolo dovuto alla presenza di un parassita fungino su un certo ospite in base alla misurazione sul posto della qualità del legno dell’albero colpito.
Nell’ambito dei metodi VTA (Mattheck & Breloer, 1993) per tali misurazioni vengono utilizzati il frattometro e la misurazione degli impulsi sonori. Sono adatte anche altre tecniche di misurazione.

ustulina_deusta_2Scopo di questo contributo è mostrare le possibilità e i limiti di entrambi i metodi di misurazione, fare riferimento al controllo visivo e soprattutto mostrare l’importanza fondamentale del modello di degenerazione del legno (il modo in cui un certo fungo danneggia la struttura interna del legno). In particolare occorre distinguere tra la rottura fragile e la rottura elastica che possono essere spiegate con l’esempio dell’analogia cemento-legno (Troll, 1959). Il cemento corrisponde alla lignina resistente alla compressione ma sensibile alla trazione, mentre l’acciaio corrisponde alla cellulosa resistente alla trazione ma sensibile alla compressione. La rottura fragile del cemento armato si verifica quando l’acciaio arrugginisce (demolizione della cellulosa) mentre viene tralasciato il cemento rigido ma fragile (lignina), come nel caso di carie bruna.
Al contrario, la rottura elastica, di solito più prevedibile, si verifica quando viene disgregato il cemento fragile (demolizione della lignina) e viene tralasciato l’acciaio elastico (cellulosa). Questo lavoro presenterà il modello di degenerazione del legno causata dal parassita fungino molto diffuso Hypoxylon deustum (Hoffm.: Fr.) Grev. (Ustulina deusta) che provoca una rottura fragile del fusto intaccato.

2. Descrizione, diffusione e spettro degli ospiti dell’ustilagine come base per una determinazione efficace nell’ispezione degli alberi

La diffusissima Ustulina deusta provoca una carie bianca nelle radici, nel colletto e nel fusto di molte specie di latifoglie, mentre è più rara nelle conifere. Nell’Europa centrale Ustulina deusta è un parassita molto diffuso che colpisce soprattutto gli alberi delle città e spesso non viene identificato perché il suo corpo fruttifero è poco appariscente.

Gibbs e Greig (1990) hanno studiato l’eccezionale comparsa di H.deusta sui suoi ospiti preferiti dopo la grande tempesta autunnale “The Great Storm” verificatasi in Inghilterra il 16 ottobre 1987 . In quell’occasione furono inventariati tutti gli alberi colpiti da parassiti fungini e la cui stabilità e resistenza alla rottura avevano ceduto durante l’uragano. Fu interessante rilevare che Ustulina deusta e’ la terza specie fungina più costante (Gibbs e Greig, 1990) dopo Laetiporus sulphureus (Bull.: Fr.) Murr e la specie Armillaria (chiodino) e accanto alla specie Ganoderma.
In Germania Ustulina colpisce soprattutto le seguenti specie arboree Fagus sylvatica L., Tilia, Carpinus betulus L., Acer platanoides L., Acer pseudoplatanus L., Aesculus hippocastanum L. Altri ospiti conosciuti sono: Acer campestre L., Acer rubrum L., Acer saccharum Marsh., Betula pendula Roth., Castanea sativa Mill., Celtis australis L., Fagus orientalis Lipsky., Fraxinus excelsior L., Liriodendron tulipifera L., Platanus, Populus, Quercus, Salix, Ulmus (Wilkins, 1934).
Purtroppo il carattere patogeno di Ustulina deusta e’ stato a lungo sottovalutato in quanto il suo corpo fruttifero è poco appariscente. In realtà anche quando sono nascosti dietro a parti di alburno o rigonfiamenti callosi evidentemente sani o già trattati, i corpi fruttiferi dell’ustilagine possono essere scoperti fornendo un indizio importante sulla degenerazione del legno e vanno quindi descritti nel modo seguente (cfr. Breitenbach & Kränzlin, 1984; Jahn, 1990).
Il corpo fruttifero composto pluriennale consta di uno stroma nero, spesso 5-20 mm, a forma di cuscino e crostoso con u na dilatazione da vari cm² ai dm² e una delimitazione irregolare. Osservando più da vicino la superficie del corpo fruttifero è possibile vedere dei punti che corrispondono alle aperture dei periteci neri e larghi fino a 1 mm.
In primavera e inizio estate si costituiscono delle superfici da bianche a grigiastre sui margini di crescita dei corpi fruttiferi. Questa comparsa, che può essere utilizzata come ottimo segno per la determinazione della specie, rappresenta lo stadio del conidio.
In estate si formano nella crosta i periteci con gli aschi che contengono le ascospore marroni scure ed ellittiche con dimensioni che raggiungono i 31-34 x 6-8 µm.
Ustulina deusta si distingue da specie simili ed imparentate del genere Hypoxylon per il corpo fruttifero composto più grosso e crostoso nonché per le ascospore più grandi (Breitenbach & Kränzlin, 1984; Jahn, 1990).
Lo stroma ha una consistenza dura come il legno che scricchiola e si rompe con la pressione del dito (Jahn, 1990) e che, invecchiando, diventa simile al carbone vegetale. Sfregandola tra le dita, la polvere nera delle spore si riduce ad una massa sporca che si scolora. Lo stroma nero spesso causa un aspetto bruciato alla superficie del legno degenerato dell’albero infetto. Tale aspetto serve quindi da segno diagnostico.

3. Biologia e strategia infettiva di Ustulina deusta

L’infezione da Ustulina avviene abitualmente tramite le ascospore o le conidiospore nelle ferite del colletto o delle radici principali. Gli accessi preferiti per l’ustilagine sono i danni della corteccia causati meccanicamente da un urto o dall’installazione di condotti di alimentazione nella zona delle radici principali. Sembra che un altro importante accesso sia il danno corticale procurato dal fuoco (Prljincevic, 1982).
Sebbene gli studi di Prljincevic (1982) hanno mostrato che entrambi i tipi di spore e il micelio fungino da loro germinato possono colonizzare le ferite fresche dell’alburno, lo studio condotto da Greig (1989) su un viale alberato di ippocastani (Aesculus hippocastanum) in Inghilterra ha indicato che probabilmente l’ustilagine può propagarsi anche per contatto tra radici di alberi infetti ed alberi sani. Prljincevic (1982) ha inoltre condotto uno studio sull’importanza economica dell’infestazione da Ustulina di faggeti del monte Sara e ha stabilito che in alcune zone il 42% degli alberi erano infetti e il 5,54% della massa assoluta di legno esaminata era distrutta dal fungo.
Ustulina appartiene ad un piccolo gruppo di parassiti fungini che sono in grado di crescere bene su un legno con umidità molto bassa che corrisponde approssimativamente al punto di saturazione delle fibre del legno (Rayner & Boddy, 1988). In questo modo Ustulina presenta un vantaggio selettivo importante rispetto agli altri funghi. Inoltre si potrebbe anche speculare sul fatto che è favorita la comparsa di ustilagine su alberi che soffrono di siccità nelle zone urbane.
Poiché Ustulina compare molto spesso sui ceppi di faggio come saprofita, è probabile che un’infezione di alberi urbani sia localmente maggiore in quelle zone dove il faggio è presente nei boschi circostanti per il volo delle spore. Quando Ustulina ha colonizzato una volta un patrimonio arboreo bisogna aspettarsi un’ulteriore diffusione all’interno dello stesso (Schwarze, 1991), come del resto anche per molti altri parassiti fungini.
Allo stadio iniziale della degenerazione Ustulina colpisce soprattutto la zona centrale delle radici e della parte bassa del fusto, cioè zone in cui non c’è più una conduzione idrica attiva. Per questo motivo non viene immediatamente influenzata la fisiologia dell’ospite e quindi per lungo tempo non vengono riconosciuti i sintomi sulla corona. Inoltre, per motivi che verranno in seguito chiariti, nella zona del colletto non compaiono i sintomi accuratamente descritti da Mattheck & Breloer (1993).

4. Il modello di degenerazione del faggio dovuta a Ustulina

Generalmente i sintomi di degenerazione del legno dovuta a parassiti fungini vengono ripartiti in tre gruppi: carie bruna, carie bianca e carie da muffa. La maggior parte dei funghi agenti di carie bruna appartiene alla famiglia delle poliporacee, solo pochi compaiono in altri gruppi; invece i funghi agenti di carie bianca sono presenti in tutti i gruppi principali dei basidiomiceti superiori e in alcuni ascomiceti, le Xylariacee, a cui appartiene anche Ustulina deusta (Sutherland & Crawford, 1989).
Wilkins (1936; 1939) ha fatto un’ottima analisi del modello di degenerazione causata da a Ustulina di Tilia x europaea L. e Ulmus procera Salisb. Tali ricerche hanno stabilito che entrambi le specie arboree presentano un modello di degenerazione dovuta a Ustulina comune e molto uniforme.
In uno studio successivo e meno dettagliato Wilkins (1943) ha rilevato che il modello di degenerazione lignea causata da Ustulina concordava con le ricerche precedenti anche per la specie Fagus sylvatica L. Nell’ambito di ricerche comuni condotte dall’università di Friburgo e dal Centro di ricerca nucleare di Karlsruhe, il modello di degenerazione di F. sylvatica causata da ustilagine è stato studiato in laboratorio e sul campo con l’ausilio di microscopi elettronici a retino e ottici.
Il legno colpito da ustilagine si riconosce macroscopicamente bene attraverso le linee nere chiaramente prodotte dal fungo nel legno con carie bianca e composte da due specie con funzioni diverse. Le linee nere più sottili compaiono ad arbitrio nel legno degenerato e sono note come barriere perché delimitano le singole colonie fungine, diversi genotipi (razze) dell’ustilagine oppure il legno infetto da quello sano.
Queste linee nere compaiono nel legno demolito da alcuni altri funghi agenti di carie bianca e si creano con l’attività rafforzata della fenolossidasi per cui le sostanze del fungo o anche dell’ospite vengono trasformate in melanina (Butin, 1989).
La linea nera e spessa 1-2 mm che spesso compare e che segna la dimensione della dilatazione radiale della degenerazione è una caratteristica della degenerazione dovuta a ustilagine ed evidentemente viene formata dal fungo quando la degenerazione all’interno del fusto ha raggiunto l’alburno conduttore di acqua del legno sano. La funzione di questa linea nera è in relazione con l’attività di regolazione svolta dal fungo nel legno infetto e garantisce il mantenimento di una situazione fisica del legno adatta al fungo evitando quindi condizioni sfavorevoli quali un aumento di umidità (Rypácek, 1966). Inoltre tale linea nera delimita chiaramente e drasticamente il legno sano verso l’esterno dal legno demolito verso l’interno.
Il tessuto al di fuori della linea nera e per un’ampiezza di 10-20 mm si scolora. Nei vasi si immagazzinano le tille probabilmente per una penetrazione delle ife fungine e la lenta essiccazione di questa zona dovuta all’ustilagine.
I diversi stadi di demolizione del legno a causa dell’ustilagine e il modello di degenerazione prevalente vengono così descritti sulla base di un’infezione di un faggio (F. sylvatica):
Le ife fungine dell’ustilagine si espandono soprattutto attraverso i vasi con lume grosso in direzione longitudinale mentre in direzione radiale attraverso i raggi midollari là dove minore è la resistenza. Inoltre le ife spesse 1 µm si espandono quasi esclusivamente attraverso le punteggiature, quindi solo raramente vengono creati dei fori nelle pareti cellulari.
Nello stadio iniziale la degenerazione è sempre più marcata nel legno primaverile degli anelli annuali che nel legno estivo. Tuttavia le pareti cellulari dei vasi del legno primaverile non vengono infettate e rimangono intatte e invariate nella loro struttura. Le pareti cellulari delle fibrotracheidi del legno primaverile mostrano anche in questo stadio un inizio di variazione della struttura. Viene soprattutto demolito lo strato S2 della parete secondaria ricco di cellulosa che quindi mostra segni evidenti di degenerazione rispetto al legno sano.
Nel legno estivo le pareti cellulari delle fibrotracheidi che fungono soprattutto da tessuto di sostegno non vengono colpite allo stadio iniziale. Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che le pareti cellulari delle fibrotracheidi sono più spesse e compatte di quelle del legno primaverile per la lignificazione per cui gli ectoenzimi separati dalle ife fungine e con peso molecolare relativamente grosso hanno più difficoltà a penetrare che nelle pareti cellulari meno lignificate (Kisser, 1949).
Anche le pareti cellulari dei raggi midollari rimangono intatte all’inizio e le sostanze di riserva in esse contenute e che fungono da fonte di carboidrati facilmente disponibili per le ife vengono demolite prima che siano colpite le pareti cellulari.
Nello stadio più avanzato della demolizione le pareti cellulari dei vasi e dei raggi midollari non mostrano ancora alcun segno di degenerazione. Tuttavia le pareti cellulari delle fibrotracheidi del legno estivo raggiungono il grado di demolizione osservato prima nelle pareti cellulari delle fibrotracheidi del legno primaverile. In questo stadio avanzato viene quasi completamente distrutta tutta la parete secondaria nel legno primaverile mentre rimangono ancora intatte la lamella centrale e la parete primaria. Wilkins (1935; 1939) ha stabilito che la lamella centrale rimane intatta solo parzialmente nell’olmo e nel tiglio.
Nell’ultimo stadio della demolizione sono completamente distrutte le fibrotracheidi del legno primaverile fino alla lamella centrale e alla parete primaria e rimane solo la struttura delle pareti cellulari dei vasi del legno primaverile, dei raggi midollari e delle fibrotracheidi del legno estivo. In questo stadio si evidenzia che le pareti cellulari dei raggi midollari adiacenti ai vasi diventano più sottili a partire dal lume. Tuttavia, anche con raggi midollari compromessi quanto le fibrotracheidi, la lamella centrale e la parete primaria rimangono in buono stato.
La struttura che rimane, in particolare i raggi midollari intatti, la lamella centrale, la parete primaria e le fibrotracheidi del legno estivo solo parzialmente distrutte, quindi il fatto che le ife fungine difficilmente causano fori che penetrano trasversalmente nelle pareti cellulari, consente di mantenere una certa rigidità (4) del legno anche allo stadio tardivo di demolizione.

5. Effetti di Ustulina deusta sulla biomeccanica degli alberi infetti

Riassumendo possiamo dire che questi funghi demoliscono soprattutto l’acciaio del cemento armato o, più precisamente, la cellulosa del legame cellulosa-lignina. Ciò accade soprattutto nel legno primaverile in cui la cellulosa è più facilmente disponibile per la poca lignina immagazzinata. In questo tipo di legno le fibre di cellulosa non sono ben compattate e quindi sono più facilmente accessibili. Al contrario nel legno estivo che presenta una forte compattezza dovuta alla lignina, i funghi non sembrano essere in grado di penetrare fino a raggiungere la cellulosa. Le piccole ife fungine si muovono velocemente e più volentieri lungo i vasi e i raggi midollari.
La rottura fragile a mo’ di ceramica che si evidenzia nei fusti colpiti da  Ustulina deusta si spiega bene in base a questo modello di degenerazione del legno. Il fungo demolisce prevalentemente lo strato S2 della parete secondaria nel legno primaverile. Data l’elevata presenza di cellulosa nello strato S2 della parete cellulare risulta evidente che essa ha un ruolo fondamentale per la resistenza alla trazione del legno. Poiché lo strato S2 è molto ricco di carboidrati esso viene demolito soprattutto da quei funghi che hanno poca capacità di demolire strati fortemente lignificati della parete cellulare. Ciò vale in particolare per i funghi agenti di carie bruna e da muffa ma sembra anche per Ustulina deusta.
Allo stadio iniziale, quindi, viene particolarmente demolita la cellulosa (armatura) nello strato S2 del legno primaverile e in questa zona si riduce fortemente la resistenza alla trazione del legno nonostante che le pareti cellulari dei vasi, che comunque non hanno grossa parte nella resistenza alla trazione assiale, siano ancora relativamente intatte.
La lamella centrale e la parete primaria, che rimangono in buono stato anche allo stadio tardivo della degenerazione, vengono riunite da parecchi ricercatori in un’unica definizione di strato centrale (compound middle lamella). In questo strato centrale vi è la più elevata presenza di lignina, galattano, arabano e pectina mentre bassissima è la quota di cellulosa.
La lignificazione della parete cellulare parte dalla lamella centrale, infatti nelle cellule più vecchie prevale la presenza di lignina nella lamella centrale. Evidentemente la lamella centrale fortemente lignificata rappresenta un ostacolo insuperabile per  Ustulina deusta. Ciò è confermato dal fatto che  Ustulina deusta colpisce molto meno il legno estivo maggiormente lignificato.
Siccome la lamella centrale ha un ruolo determinante per la resistenza alla compressione del legno, le pareti cellulari mantengono ancora una elevata rigidità. Inoltre i raggi midollari ancora intatti, anche ad uno stadio tardivo della degenerazione, garantiscono al legno infetto un sostegno radiale e una straordinaria resistenza trasversale.
Questo modello di degenerazione dovuta ad Ustulina deusta causa nell’ospite una insolita rottura fragile del fusto o del ramo in quanto vengono demolite le sostanze resistenti alla trazione (cellulosa) ovunque questo sia facilmente realizzabile. Tuttavia anche in caso di compressione le pareti cellulari assottigliate e fragili si curvano più facilmente e in modo inaspettato rispetto all’albero sano.
Poiché la lamella centrale, la parete primaria nonché le fibrotracheidi del legno estivo e i raggi midollari del legno nell’albero infetto rimangono relativamente intatti e quindi garantiscono ancora a lungo una certa rigidità, il cambio non viene apparentemente stimolato ad aumentare il tasso di divisione e quindi a favorire localmente un accrescimento di spessore. L’albero fragile ma ancora rigido non ha motivo di formare sintomi di difetto (rigonfiamenti, gobbe, ecc.) quali sono stati attentamente descritti da Mattheck & Breloer (1993).
Come nell’indebolimento degli alberi non insorgono tensioni più elevate a motivo della rigidità pressoché invariata e quindi non si formano sintomi (il punto della carie non appare come un foro o una cavità molle), così in questo caso il martello a impulsi Metriguard rivela il suo limite. Siccome la velocità di propagazione del suono nel legno dipende esclusivamente dallo spessore e dal modulo di elasticità, le attenuazioni sonore sono piuttosto scarse quando si mantiene la rigidità.
Secondo le conoscenze degli autori, anche tutte le altre tecniche di misurazione – eccetto il frattometro – falliscono in questo almeno allo stadio iniziale della carie fondamentalmente come il controllo visivo riguardo ai sintomi meccanici (gobbe). Il frattometro, quindi, è l’unico strumento di misurazione sul campo conosciuto dagli autori che misuri non solo la rigidità ma anche le resistenze e quindi le tensioni di rottura. Dunque è in grado di dimostrare senza problemi l’indebolimento dell’albero.
Il martello a impulsi Metriguard (Mattheck & Bethge, 1992) scopre con certezza tutte le carie in cui è stata demolita anche la lignina, mentre non riconosce gli stadi iniziali della demolizione prevalente di cellulosa. Il frattometro è tuttavia in grado di rilevare tutte le grandezze: rigidità e resistenza in tutte le condizioni (Mattheck & Bethge, 1993). Nell’indebolimento dell’albero anche il controllo visivo dei sintomi di difetti meccanici (gobbe, rigonfiamenti, costolature) risulta infruttuoso. I sintomi si limitano quindi ai corpi fruttiferi del fungo e alle modifiche della forma della corona. Poiché le prove di trazione stabiliscono solo la rigidità e non la resistenza alla rottura esse non rappresentano una soluzione soddisfacente. Quando i corpi fruttiferi del fungo e la corona non offrono segni tempestivi di un indebolimento dell’albero si arriverà, in linea di massima, a un cedimento dell’albero. L’asportazione della carota con successivo test frattometrico dà, invece, buoni risultati anche se il suo impiego è giustificato solo in caso di fondato sospetto a causa dell’inevitabile danneggiamento dell’albero. Il frattometro evidenzia l’indebolimento anche nel caso di un danno appena insorto, per quanto riguarda  Ustulina deusta perfino su campioni di legno secco. Può quindi servire anche alla riabilitazione del controllore responsabile.

6. Valutazione legale dell’indebolimento degli alberi

Nel campo della sicurezza stradale e della responsabilità per danni causati da alberi è, quindi, molto importante la prevedibilità del cedimento degli alberi. In Germania in questo ambito valgono i principi della sentenza del 21/1/1965 (NJW 1965, 815, e VersR 1965, 475) della Corte di Giustizia Federale la cui importanza fondamentale è stata presentata dettagliatamente in Mattheck & Breloer (1993). Di solito basta un controllo visivo dell’albero, cioè un’ispezione esterna, che serve per la verifica della salute e della condizione dell’albero. In un controllo simile l’esistenza di  Ustulina deusta passa generalmente inosservata in quanto non presenta segni esterni appariscenti. La corte di giustizia federale rimanda all’obbligo di un’ispezione approfondita solo “quando particolari condizioni la fanno apparire ragionevolmente indicata”, inoltre “sussiste violazione dell’obbligo di sicurezza stradale solo nei casi in cui non sono stati riconosciuti o visti segni che, sulla base dell’esperienza, indicano un’ulteriore pericolosità dell’albero”.
Tutti questi presupposti mancano nel caso di Ustulina deusta e dell’indebolimento dell’albero che ne consegue e che provoca successivamente il suo improvviso cedimento. L’albero non forma alcun sintomo di difetto quindi alcun segno esterno che possa essere “non riconosciuto o non visto”. Un danno provocato da un tale cedimento dell’albero è un caso di forza maggiore di cui non risponde il responsabile della sicurezza stradale. Il caso di forza maggiore non poteva essere evitato neanche con la massima accuratezza che ragionevolmente poteva applicare l’interessato nelle condizioni date (Creifelds, 1988).
Attualmente solo il frattometro è in grado di dimostrare l’indebolimento dell’albero e la ridotta qualità del legno causati da Ustulina deusta. Tuttavia l’impiego del frattometro è un tipo di ispezione accurata a cui si può e si deve ricorrere solo in caso di fondato sospetto, cioè non quando non ci sono corpi fruttiferi chiaramente visibili.
Infine la corte di giustizia federale ha indicato che possono essere richiesti al responsabile della sicurezza stradale solo quei provvedimenti oggettivamente necessari per la prevenzione dei pericoli e considerati ragionevoli secondo criteri oggettivi “in quanto il traffico stradale deve accettare come inevitabili certi pericoli che non sono causati da azioni umane bensì da condizioni o forze della natura”. Anche la sentenza del 28/1/1993 (7 U 136/92) della corte d’appello di Colonia, prima così severa in materia di responsabilità sulla sicurezza stradale riguardo agli alberi, dice che dimensione ed intensità dell’obbligo di ispezione non devono essere esagerate.
Vale come regola:
• E’ negligente chi ignora un sintomo di difetto; ma nel caso di indebolimento dell’albero non vi è alcun sintomo meccanico di difetto.
• E’ considerata forza maggiore la rottura dell’albero per deterioramento del materiale senza sintomi esterni e in presenza della forma ottimale.
• Nessuna persona e nessuna tecnica può garantire di escludere il caso sopra citato. Soprattutto non è possibile effettuare consecutivamente misurazioni frattometriche preventive che risulterebbero dannose per l’albero.

7. Conclusione

La degenerazione causata da Ustulina deusta e’ un buon esempio della molteplicità di demolizione lignea dovuta ad agenti di carie bianca e delle conseguenze che ne risultano per la scelta di un metodo diagnostico adeguato.
Vi sono ancora molte altre differenze nel modello di degenerazione del legno dovuta a funghi agenti di carie bianca che sono attualmente oggetto di ricerca in un lavoro comune ed interdisciplinare dell’Istituto di Botanica forestale dell’Università Albert Ludwigs di Friburgo e dell’Istituto di ricerca sulla materia del Centro di ricerca nucleare di Karlsruhe.
Inoltre gli studi attuali indicano che parecchi agenti di carie bianca hanno effetti molto specifici sulle proprietà fisiche del legno degenerato. Vi è quindi una grossa domanda di ricerca sulle differenze del modello di degenerazione che da un lato dipendono dalla fisiologia del fungo e dall’altro lato dall’anatomia dell’ospite infetto e che stabiliranno alla fine un metodo di diagnosi efficace.

1) Istituto di Botanica forestale, Università Albert Ludwigs di Friburgo, Bertoldstr. 17, D-79098 Friburgo i. Br., 2. Istituto di ricerca sulla materia, Kernforschungszentrum Karlsruhe GmbH, casella postale 3640, D-76021 Karlsruhe, 3. Nordring 11, D-48480 Spelle.

1) La rigidità è la resistenza del materiale a deformazioni quali compressioni, allungamenti, flessioni. Generalmente la relativa caratteristica del materiale è il modulo di elasticità. La solidità è la resistenza del materiale al cedimento e alla rottura. Generalmente la relativa caratteristica del materiale è la tensione di rottura (vedi Mattheck & Bethge, 1993).