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Reazione degli alberi alle ferite

25giu2014

Gli alberi, dal punto di vista anatomico e strutturale, sono formati da numerosi compartimenti: quello di base è naturalmente la cellula che, a differenza di quanto succede negli animali, è dotata di una parete molto robusta, come dimostra il fatto che qualsiasi pezzetto di tessuto di un albero è in grado di auto sostenersi.
Ulteriori compartimenti sono delimitatati dai raggi midollari, che si dipartono dal centro del fusto e dai “anelli di crescita” annuale. Radici assorbenti, foglie, fiori, frutti ed a volte anche rami, sono ulteriori compartimenti, che l’albero è in grado di isolare o pcodit3erdere (abscissione).
Le ferite sono punti di possibile ingresso per numerosi parassiti, tra cui microrganismi responsabili del decadimento interno – “carie” – del legno: principalmente funghi e batteri. In caso di ferite gli alberi, al contrario degli animali, non sono in grado di “guarire” riparando o rigenerando i tessuti lesionati. Essendo organismi a crescita continua, possono però produrre nuove cellule in nuove posizioni spaziali, isolando al contempo comparti infetti.
Un processo unico di cui sono capaci gli alberi è la facoltà di compartimentalizzare le ferite. La compartimentalizzazione è un processo con cui l’albero limita (isolando i propri compartimenti) la diffusione delle alterazioni dovute ad organismi che aggrediscono il legno. Dopo che una pianta è stata ferita, hanno inizio alcune reazioni che spingono l’albero a formare delle barriere intorno alla zona colpita. Queste barriere sono dette zone di reazione.
Il dr. Alex Shigo, ricercatore americano e padre della moderna arboricoltura, ha proposto un modello di questo processo, detto CODIT (COmpartimenalization of Decay In Trees). Secondo questo modello, ormai riconosciuto universalmente, la pianta crea quattro tipi di barriera: la PRIMA resiste ad una diffusione verticale del danno, tappando i vasi dello xilema, la SECONDA resiste contro una diffusione verso l’interno con il più compatto legno estivo depositando sostanze chimiche nelle cellule di questo legno. La TERZA inibisce una diffusione laterale attivando resistenza nei raggi. La QUARTA è lo strato di legno formato dal cambio dopo la ferita, ed evita la diffusione del danno verso l’esterno.
Di fronte ad una ferita l’albero si comporta quindi come un sottomarino che ha subito una falla: il compartimento “allagato” viene chiuso e le pareti circostanti consolidate per evitare che l’acqua invada altri compartimenti; la capacità dell’albero di tamponare rapidamente e con forza la falla (nel caso dell’albero il problema non è costituito dall’acqua, ma dai microrganismi patogeni) dipende dalla riserve energetiche presenti e, quindi dal vigore complessivo dell’albero, ma anche dalla conformazione della ferita e dal vigore dei parassiti.