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Il controllo biologico del punteruolo rosso delle Palme

13ott2010

Rhynchophorus ferrugineus è un coleottero curculionide originario dell’Asia sud-orientale, strettamente legato alle palme, giunto nel continente europeo negli anni ’90 ed oggi diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. In Italia la sua presenza è stata accertata per la prima volta nel corso del 2004. R.ferrugineus può attaccare tutti i generi delle Arecaceae (Phoenix, Washingtonia, Trithrinax, Trachycarpus e Cocos ecc.) sebbene in Italia le infestazioni siano sinora quasi esclusivamente a carico di esemplari di Phoenix canariensis.

La pericolosità del fitofago è stata evidenziata nelle liste dell’EPPO che lo classificano a livello “Alert”, in relazione al fatto che, nei paesi ove si è acclimatato, le sue infestazioni assumono i connotati di una vera e propria emergenza fitosanitaria provocando estese morie di palme.

Nel 2007 in Italia, il Ministero dell’Agricoltura ha emesso un decreto di lotta obbligatoria al fine di contrastarne l’insediamento e la diffusione (DM 9 novembre 2007), recependo una decisione della Commissione Europea (2007/365/CE) che indirizzava in tal senso.

Controllo del Rincoforo

Le larve del rincoforo vivono e si alimentano all’interno di gallerie e quindi sono difficilmente raggiungibili dai tradizionali trattamenti insetticidi per via aerea. L’applicazione soprachioma di insetticidi può colpire in parte gli adulti o le forme giovanili molto superficiali, ma non è in ogni caso risolutiva. L’utilizzo ripetuto di pesticidi chimici in ambito urbano e nei pressi di abitazioni è soggetto a forti limiti ambientali, sanitari e legislativi (autorizzazioni ecc.) ed in ogni caso non può costituire una soluzione duratura ed applicabile su larga scala.

I trattamenti endoterapici sono altrettanto complessi. Essi possono anche avere una certa efficacia ma solo contro le larve.

Inoltre, sono posti in discussione per diversi motivi fra i quali in primo luogo il particolarissimo sistema vascolare delle palme, che non consente una efficace traslocazione dei principi attivi verso le parti infestate.

Non meno importante il fatto che i fori praticati nello stipite e l’applicazione di preparati chimici nel tessuto parenchimatico delle palme, predispongono le piante a patologie che possono pregiudicare la vitalità delle piante quanto o più degli attacchi del rincoforo.

Il tutto con l’aggravante che sempre più spesso, nel settore della manutenzione e disinfestazione del verde, compaiono soggetti che, forviati dall’apparente semplicità della tecnica, si “improvvisano endoterapisti “bucando” le piante senza rendersi conto di ciò che stanno facendo.

Lotta biologica

Nei nostri habitat non sono conosciuti specifici nemici naturali in grado di esercitare un’azione di antagonismo efficace; anche in funzione di questa mancanza si spiega la diffusione rapida ed incontrastata di Rhynchophorus ferrugineus nei nuovi areali. Diversi organismi possono comunque svilupparsi a carico del rincoforo ma la maggioranza di essi vive nelle aree di origine del fitofago, in Asia, e sinora nessuno di essi è stato oggetto di programmi di introduzione per una lotta biologica di tipo classico. Nel frattempo si stanno valutando diverse possibilità di intervento con organismi utilizzati per applicazioni di lotta biologica in agricoltura e nel verde ornamentale.

La sperimentazione e le prime applicazioni pratiche sono orientate in particolare su funghi entomopatogeni e nematodi entomoparassiti, questi ultimi noti come efficaci fattori di controllo di insetti dannosi che vivono soprattutto nel suolo (larve di coleotteri, ditteri e lepidotteri).