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Arboriculture: that’s cool! Radici-Albero: forme e funzioni

09lug2017

Gli alberi strutturano il paesaggio; piantarli e gestirli impegnano risorse. Gli arboricoltori, i vivaisti e i giardinieri, sono uomini che  sanno come gli alberi siano organismi complessi, che vivono esplorando e colonizzando lo spazio suolo-atmosfera, per sfruttare risorse, come acqua, luce, anidride carbonica e sali minerali. Per poter lavorare e gestire gli alberi occorre saper interpretare dati, geometrie e le loro storie evolutive, spaziando dalla biologia, all’architettura, dalla biomeccanica alla sicurezza.

Il percorso di divulgazione e di formazione sull’architettura degli alberi in Italia continua anche nel 2017.
Dopo i convegni con C. Drenou (2015) e J. Millet (2016) Bergamo sarà nuovamente protagonista di un evento di grande rilevanza.

Il 15 settembre 2017 nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo a S. Agostino, Città Alta , quattro importanti ricercatori francesi, Claire Atger e Yves Caraglio del Centro di Ricerca AMAP Montpellier , Jean Garbaye, già ricercatore dell’INRA Nancy-Lorrain e Frederic Danjon ricercatore dell’INRA Bordeaux, si alterneranno in una giornata per raccontare ad arboricoltori, vivaisti, giardinieri, pianificatori, urbanisti, operatori e appassionati, i risultati delle ultime ricerche e osservazioni sull’analisi architetturale e sulle funzioni biologiche-biomeccaniche delle radici e delle chiome degli alberi.

L’evento di quest’anno rientra tra le iniziative #Educational de I Maestri del Paesaggio – International Meeting, coordinate dal Bergamo Landscape and Garden Institute.

E’ prevista la traduzione simultanea francese-italiano. Tutte le info su: www.architetturadeglialberi.it

Perchè è importante conoscere l’architettura degli alberi
(a cura di Mario Carminati. Liberamente tratto da: C. Drénou. La taille des arbres d’ornement. Du pourquoi au comment. IDF 1999 – J. Millet. Le développement de l’arbre. Guide de diagnostic. Ed. Multimondes 2015)

1) Perché ogni specie arborea possiede una sua specifica sequenza di sviluppo che si manifesta nella sua “architettura”.

2) Perché l’albero reagisce alle modifiche ambientali ed agli stimoli esterni (potature comprese) anche mediante modifiche nella sua “architettura”. La reazione di un albero a variazioni ambientali determina un meccanismo di azione/reazione a livello della sua organizzazione architettonica, seguito, nel migliore dei casi, dal ristabilirsi di condizioni di equilibrio (ad es. le condizioni di resilienza di cui ci ha parlato Drénou nel 2015). L’osservazione dell’architettura ci consente di capire come l’albero sta reagendo e in che direzione sta andando.

3) perché può esserci uno scarto temporale anche importante tra un avvenimento avverso ed il suo effetto visibile sulle condizioni dell’albero. La reazione dell’albero può essere vigorosa ma a detrimento delle sue riserve, quindi con una diminuita capacità di reagire ad ulteriori stress. L’osservazione dell’architettura ci permette una diagnosi precoce della reazione dell’albero e della sua progressione, anche prima che compaiano i sintomi di deperimento. Ci aiuta a distinguere tra la progressione verso il deperimento e l’avvio verso il recupero di un equilibrio.

4) perché l’albero senescente e l’albero deperente, stressato o resiliente, non hanno il medesimo potenziale di recupero. L’osservazione dell’architettura ci aiuta a capire in quale STATO si trova l’albero.

Lo sviluppo dell’albero (da non confondere con la crescita) corrisponde alla progressiva trasformazione della sua struttura e quindi del suo funzionamento. Ciò si basa su una componente interna e su una esterna. La prima ha a che fare con il controllo esercitato dai meristemi primari, che a sua volta determina la sequenza specifica di sviluppo ontogenetico. I meristemi primari evolvono durante l’ontogenesi determinando una diversa influenza sull’organizzazione e quindi sull’architettura dell’albero (questa evoluzione é detta ” movimento morfogenetico”). La seconda componente è costituita dall’influenza dell’ambiente esterno. A seconda della sua forza essa può modificare temporaneamente o definitivamente la sequenza di sviluppo dell’albero.
Su un singolo albero possiamo osservare le modificazioni dell’architettura occorse in decine, a volte in centinaia, di anni del suo sviluppo. I tratti costitutivi di un albero cambiano anche dal basso verso l’alto lungo il tronco, dall’interno verso l’esterno, lungo le branche.
Saper leggere tutto ciò ci da accesso alla storia dell’albero e ci fa capire in quale processo esso è coinvolto attualmente.
Oggi è possibile distinguere i caratteri legati alla sequenza di sviluppo dell’albero (geneticamente codificati) da quelli determinati in risposta a sollecitazioni esterne. Possiamo quindi interpretare meglio anche il rapporto tra l’albero e l’ambiente che lo ospita. Possiamo capire la sua logica di costruzione, il suo livello di organizzazione, in definitiva le sue potenzialità di crescita e di sviluppo in rapporto al suo ambiente di crescita.
Ancora di più: possiamo leggere le reazioni degli alberi ai nostri interventi ed imparare dai nostri errori o dai nostri successi.
Privarsi delle conoscenze fornite da questa disciplina significa accettare di intervenire un po’ “alla cieca” , conoscendo “press’a poco” gli alberi che manteniamo.